martedì 1 maggio 2012

Ayrton & Gilles

Maggio è un mese denso di ricordi. L' 8 maggio 1982, trenta anni fa, moriva Gilles Villeneuve, il primo maggio 1994 toccava ad Ayrton Senna.

Sono due incidenti distanti nel tempo, anche tra loro, ma che segnano chi ha sempre amato la formula 1.
Gilles rimane nel mio immaginario inarrivabile. E' morto troppo presto, il suo palmares era molto scarno. Ma inversamente proporzionale al suo valore. Ancora oggi passano e ripassano le scene di quei magnifici giri battagliando con Arnoux a Digione nel 1979. Era un sabato, ero a casa di un amico. Squillò il telefono. Le immagini erano crude, la Ferrari 27 che arriva lunga, prende la macchina davanti, decolla, carambola in aria mentre il corpo del povero Gilles viene scaraventato fuori contro la rete. Solo due settimane prima c'era stato un epico duello tra lui e Pironi, anche lui su Ferrari. Aveva vinto Pironi e da quel giorno lo ebbi in antipatia, per avere privato Gilles dell'ultima vittoria. Feci pace con Didier qualche anno dopo, quando morì anche lui, per un incidente nautico.

Di tutti i piloti Ferrari si diceva che fu il più amato dal Drake. E anche dai tifosi. Nessuno dopo di lui ci ha più regalato quelle emozioni.

Neanche Senna.
Era nato male quel weekend ad Imola. Rubens Barrichiello il venerdì durante le libere decolla alla variante bassa e atterra con la macchina sulle reti. Il sabato muore Ratzenberger. Gli vola via l'alettone e la macchina senza controllo esce alla curva Villeneuve. L'urto è micidiale, ma nascosto alla telecamera. Rimane là immobile al centro della pista, con il suo casco con i colori dell'Austria chino sul davanti, come se dormisse. I dottori lo tirano fuori e gli praticano, sotto l'occhio indiscreto del cameraman, un inutile massaggio cardiaco. Molto si parlerà di questo presagio, di questo incidente che colpì così fortemente Senna. Ma il peggio doveva ancora venire. La domenica al via Lathy e Lemo si urtano in partenza, una gomma finisce in tribuna e colpisce gli spettatori. Uno resterà in coma per mesi. E si arriva così al tremendo settimo giro, alla curva del Tamburello, quella che era rimasta famosa per l'incidente di Berger, intrappolato nelle fiamme e tirato fuori dopo soli 14 secondi. Una incredibile illusione che le gare fossero sicure.

Senna non sterza, la macchina va dritta addosso al muro, un paio di carambole e rimane ferma. Il suo capo ha un sussulto da un lato. E' svenuto, no è morto, no è solo senza sensi.
Arrivano i soccorsi dopo attimi che sembrano eterni. In realtà non c'è oramai più nulla da fare. Nell'urto la gomma e la sospensione lo hanno colpito al volto. Ma noi non lo sappiamo, non capiamo. Addirittura ci sarà chi avrà pensato che lo abbia fatto apposta! Nessuna frenata sull'asfalto, nessun segno di sterzata.
La ragione è nel piantone dello sterzo, modificato quel giorno e spezzatosi. Nessuno pagherà mai per quella cosa, troppi soldi dietro le corse.
Ma noi siamo ancora fiduciosi, l'urto non sembrava così tremendo. Quando arriva l'elicottero e porta via Senna, le telecamere inquadrano la macchia di sangue sull'asfalto. In quel momento abbiamo capito. Che non c'era nulla da fare, che era finita una leggenda.

Di un pilota che era il più veloce, che aveva la macchina migliore certo, ma che spingeva sempre, anche sotto l'acqua. Ecco, questo è quello che il suo avversario storico di quegli anni, Alain Prost, non sapeva proprio fare. Correva come un ragioniere, e forse per questo è ancora vivo. Ma quando si bagnava la pista era un coniglio. Ricordo che una volta uscì addirittura durante il giro di formazione, pur di non correre.

Senna era il più bravo, sapeva di esserlo e non lo nascondeva. Quando perse il mondiale con Prost alla McLaren per un incidente un pò cercato dal francese se la legò al dito. L'anno dopo lo mando fuori alla prima curva in Giappone e vinse lui. La sua vita, le tante pole position, i duelli in pista, le vittorie, i tre mondiali, una morte in diretta. Nella sua leggenda non è mancato nulla. Da allora la Formula 1 non è stata mai più la stessa, la sicurezza è molto aumentata.

Di quel primo maggio conservo ancora il Corriere dello Sport uscito in edizione straordinaria e i numeri di AutoSprint, da cui vengono queste immagini. Per non scordare il giorno che ha cambiato per sempre la Formula 1. 

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