lunedì 20 maggio 2013

La democrazia diretta

Ho visto recentemente il bellissimo film di Spielberg su Lincoln, il che mi ha portato a questa riflessione. Lincoln fece approvare il XIII emendamento, quello che aboliva la schiavitù, sebbene questo fosse inviso alla maggior parte della popolazione, non ultima quella dell'Unione stessa. E non stiamo parlando di concedere il voto o i diritti di cittadino alle persone di colore, giusto il non essere schiavi. Molti hanno pensato che abolire la schiavitù sia stato fatto solo per indebolire la confederazione ed è vero. Ma nel momento in cui lui ha forzato la mano per fare entrare la norma in costituzione la guerra era oramai finita. Lincoln sapeva che quella era la cosa giusta da fare, nonostante tutte le difficoltà. E ha pagato con la vita la sua opera. Ancora negli anni 60 Kennedy mandò la guardia nazionale per far entrare i neri all'Università, dunque quanto distante era il presidente dal sentire comune!

Qualche anno fa all'inizio del suo primo mandato Barak Obama si è trovato, mutatis mutandis, nella stessa situazione con la riforma sanitaria, l'Obamacare. La appoggiava solo un terzo di tutto l'elettorato. Fino all'anno scorso era solo il 41%, oggi più della metà degli americani sono convinti della bontà di quella scelta. E mi aspetto che quando entrerà a regime nel prossimo anno i consensi saranno perfino maggiori.
Cosa sarebbe capitato se questi due leader, invece di seguire la loro ispirazione, invece di esercitare il loro ruolo di guida fossero stati dietro ai sondaggi?

Se avessero chiesto all'uomo della strada? Avrebbero fatto qualcosa?

E' proprio questa la differenza che io vorrei tra l'uomo della strada e il politico. Questi deve avere una visione, una prospettiva che altri non hanno, deve indicare una direzione anche se questa al momento è impopolare. Non è che una decisione è giusta o sbagliata se piace o meno alla gente.

Molte persone ragionano con la pancia e non vedono dietro l'angolo, non pensano che esista un bene comune che si riverbererà anche su di loro.

La democrazia diretta è la dittatura dell'ignoranza.




martedì 7 maggio 2013

un uomo mediocre

Non posso non pensare ad Andreotti come un uomo mediocre, che ha costruito un paese mediocre. Per cosa sarà ricordato? Una grande riforma forse? Una legge particolarmente innovativa? Un'idea di società più giusta ed equa? No, solo per l'esercizio del potere.

Certo aveva un gran senso dell'umorismo, di quello che ti consente di cavartela con una battuta perchè non saresti in grado di fare un ragionamento. Dire di Ambrosoli che "se la è cercata" tradisce la matrice squisitamente mafiosa del suo potere.

Non è stato amico di nessun grande intellettuale, di nessun grande imprenditore, di nessun esponente della cultura in generale. Forse non è stato semplicemente amico di nessuno.

Ed una persona del genere cosa è se non un mediocre? Un mediocre esempio di uomo politico sempre in bilico tra oriente e occidente, cercando di cavare il massimo dall'essere alleato o amico di due nemici. Un tipico italiano fastidiosamente furbo. E' forse il merito che ha ricercato? No di certo, ma la sudditanza, l'osservanza e l'ubbidienza.

Purtroppo con Andreotti non muore la mediocrità, quella che ha bisogno del dietro le quinte, quella che cerca sempre una scorciatoia, che mette le conoscenze davanti alla conoscenza.

Anzi forse questa mediocrità ce l'ha insegnata lui.