venerdì 25 ottobre 2013

Alziamo le mani

Oggi ne ho per tutti, ognuno può trovare nelle righe che seguono la sua via per alzare le mani.

L'apprezzatissimo ministro della pubblica Distruzione e della ricerca dell'Università ha partorito le sue creature. Il turnover che dovrebbe essere al 20%, ovvero su cinque che vanno in pensione ne assumo uno, in realtà nasconde un grosso inganno.

Il primo è che continuando così non ci vuole un matematico per capire che non ci rimane nessuno nell'Università, ogni cinque ne prendo uno è quasi una decimazione nazista. Il secondo è l'applicazione su base nazionale di questo criterio, il che vuol dire che a secondo di un algoritmo deciso dal ministero le varie sedi hanno più o meno turnover. Ora applicando il magico sistema al sistema universitario capita che il Sant'Anna, da dove CASUALMENTE viene il ministro, viene così incredibilmente favorito al livello di un turnover efficace del 220%, ovvero 22 assunti per ogni 10 in pensione. Che caso casuale!

Arriva poi il decreto ministeriale con la programmazione per il triennio. Contiene perifrasi inquietanti, tipo "dimensionamento sostenibile", un modo carino per dire tagli. Ci sono passaggi spassosissimi come la richiesta di attrarre studenti o addirittura docenti stranieri. Non riusciamo a tenere quelli nostrani con gli stipendi che diamo, ma state scherzando? Ma questi dove vivono?

Mi paiono un dottore che non sapendo fare una diagnosi continua a tagliare parti del paziente, prima un braccio, poi una gamba. "Ma Dottore, come andiamo?". "Benissimo caro, benissimo, stiamo ottimizzando il suo corpo".

Ma non guardiamo all'esterno perchè il male è anche dentro di noi! Le persone invecchiano si sa, vanno in pensione (capita!) e però non vogliono mollare nulla. Non crescono altre generazioni, accentrano il potere e poi un giorno lasciano il vuoto.

Magari lasciassero proprio il vuoto, desiderano ancora venire a frequentare il Dipartimento, anche se gli spazi scarseggiano. Per carità qualcuno può dare ancora molto e sicuramente non si può fare di tutta l'erba un fascio. Ma in questa contingenza storica forse potrebbero delle volte fare un apprezzatissimo passo indietro.

E allora che facciamo? Se trovano qualcuno che li ospita prego si accomodino, però, con la generosa pensione che percepite, potreste almeno pagare l'assicurazione per stare qua? 80 euro l'anno, che volete che sia!

Ma ci mancherebbe, siamo stati qua per prendere mica per dare. Li pagassero i giovani in vacanza contrattuale, che noi troviamo un sodale che li arronza dai fondi ricerca. Succede.

Però meglio affrontare il problema alla radice. Facciamoli professori emeriti così hanno diritto a rimanere qua tutta la vita. Il nostro dipartimento si era dotato di un regolamento molto semplice. Serve la maggioranza qualificata per tale nomina. In questo modo solo le persone di chiara fama possono rimanere. Invece il rettore ha deciso che basta il 50% e SOLO dei professori ordinari, così rimangono anche le persone di solide amicizie.

Niente, farsi il mazzo, credere che un giorno migliorerà, che lo stai facendo per fare un servizio al tuo paese, che quello che fai lo fai per i giovani che incontri, che ami il tuo lavoro e loro non ti toccano, alla fine non basta più. Ci sono giorni in cui grandina merda e in quei giorni ti chiedi:

Alziamo le mani, in segno di resa o su qualcuno?

venerdì 18 ottobre 2013

ladri di futuro

La vita umana si sa è finita, anche se alcuni tendono a dimenticarlo e si atteggiano ad immortali. Cosa è che allora spinge avanti? La prospettiva di un futuro migliore, per se', i propri cari o la propria discendenza.

In un mondo che era da poco uscito da una guerra vera e ne stava subendo una fredda la fiducia di un domani migliore era massima. La scienza e la tecnologia erano idolatrate perché avrebbero risolto i mali dell'umanità. Siamo andati sulla luna, abbiamo solcato l'atlantico a velocità supersonica (cose che non facciamo più tra l'altro), trapiantato gli organi, sconfitto il vaiolo. Sono venute le vacche grasse, e qualcuno ha approfittato per scappare con la cassa negli anni 80. Gli anni del raddoppio dei deficit pubblici.
Oggi c'è un arretramento totale, culturale e sociale, anche nel modo in cui è percepito il mondo. La scienza è cattiva, pericolosa, al soldo dei governi massoni o delle multinazionali. I dottori sono schiavi delle ditte farmaceutiche, i politici delle lobbies. Nessuno parla di futuro, nessuno ha un orizzonte di venti anni, bastano venti minuti. Perfino i film di fantascienza o i telefilm fanno vedere un futuro distopico. Non si sogna più.

Perché questo è il mondo del presente, in cui il passato si cancella rapidamente e il futuro non interessa a nessuno. E' il mondo dell'istantaneità di un twitt, di una frase su facebook, una battuta su Spinoza.it. Si ha una incredibile idea di precarietà, come se le conquiste e i diritti acquisiti non fossero più tali, come se quello che per i nostri padri era normale, che so un servizio sanitario che ti cura, sia considerato un lusso. Per non parlare dell'architrave della società, la scuola e l'università. Quanto mi ha colpito la storia di quell'eritreo che è affogato nel canale di sicilia. Aveva con se' l'unica cosa che lui ritenesse preziosa, la sua laurea. Ed aveva ragione. E' triste pensare che oggi una laurea in questo paese vale molto poco e c'è chi invece pensa ancora che la conoscenza sia il bene più grande.

Come se ne esce? Qualcuno ha sentito parlare dei giovani? Ci sono ancora quelli non narcotizzati dalla TV, quelli non lobotomizzati da facebook, quelli con cui è piacevole fare un discorso, quelli che vogliono cambiare qualcosa, quelli che non si arrendono al fatto che gli hanno rubato un futuro ma vogliono costruirne uno.

Sono come i panda però, anche loro in via di estinzione. Perché se non li riconosciamo, se non li aiutiamo, se consideriamo che essere giovani è un difetto invece di una potenzialità, se li priviamo delle occasioni, se destiniamo risorse alle rendite di posizione dei mediocri anche questi si ripiegheranno sul presente e finiranno con il mettere insieme una infinita serie di albe e tramonti senza sognare un domani migliore.

giovedì 10 ottobre 2013

Produzione di massa

Eh lo so, solo i fisici capiranno il doppio senso del post, che parte dal premio Nobel a chi ha spiegato come appare la massa...

Ho trovato molto godibile l'articolo ironico apparso su http://www.roars.it/online/il-nobel-dei-baroni/ nel quale si sottolinea come, secondo i parametri messi dalla Gelmini per l'ANVUR (Agenzia Nazionale per la valutazione dell'Università e la Ricerca) nessuno dei due vincitori il premio nobel per la fisica avrebbe i titoli per aspirare ad un posto universitario in Italia. Questo spero faccia capire a molti che quello che andiamo dicendo da tempo, vogliamo essere giudicati sì ma per favore non in questo modo, abbia una certa credibilità.
C'è stato un momento in cui l'Università italiana ha smesso di produrre qualità e si è concentrata sulla quantità. Abbiamo introdotto la partita doppia nella cultura, debiti e crediti. E si è cominciato a pensare che non importa come siano i laureati, cosa ci fanno del pezzo di carta. L'unico imperativo è farli laureare, altrimenti il ministero taglia i viveri.

Un sistema basato sulla quantità valuta dunque uno scienziato su quanti articoli scrive e non sul valore della sua ricerca. Higgs ha pubblicato pochissimo e vinto (giustamente) un Nobel. Perchè il contributo di uno scienziato è il progresso della conoscenza. E questo può essere fatto anche da una sola luminosissima idea. Non è un impiegato statale che deve passare una serie di pratiche da un tavolo all'altro e non è la mera quantità del suo lavoro che ne fa il valore.

Questo non significa che anche tra di noi non ci siano degli sgobboni e dei fannulloni, ma la valutazione deve essere nel merito, della ricerca, degli studenti che laureiamo, della capacità di attrarre interesse per le nostre attività.

Invece trattiamo la cultura e la conoscenza alla stessa stregua di un filato cinese: basso costo, corta durata, poco valore, produzione di massa.

Proprio ieri una ragazza che ha fatto il dottorato con il nostro gruppo e che poi è andata a Berlino per il suo post-doc, dopo appena due anni ha ottenuto una posizione permanente in quello che è il secondo laboratorio di Europa. Ha 30 anni.

Qualche giorno fa un famoso ricercatore americano ospite da noi ha detto ad un giovane e brillante studente:"questa macchina è quasi unica al mondo, quello che impari qua te lo potrai rivendere dovunque". Mi ha fatto piacere ovviamente e lì per lì non ho colto il retrogusto amaro di quella frase: da' per scontata l'emigrazione.






giovedì 3 ottobre 2013

Se questo è un uomo...

Dentro quei sacchi ci sono uomini, donne e bambini.

Chi sono? Sono dei clandestini da ributtare a mare come dice qualcuno? Sono dei migranti come li chiamano i telegiornali o sono invece degli esseri umani come preferisco io?

Sono delle persone, ma qualcuno lo vuole dire? Cosa è questa pelosa ipocrisia che li chiama migranti? E una volta che riconosciamo la dignità di persone umane a questo popolo quanto dura la nostra indignazione? Verrà spazzata via dalla quotidianità e torneremo nella nostra indifferenza?

Disse Elie Wisel "E' molto più facile distogliere lo sguardo dalle vittime. E' molto più facile evitare certe impreviste interruzioni al nostro lavoro, ai nostri sogni, alle nostre speranze. L'indifferenza riduce gli altri ad una astrazione".

Questa astrazione è oggi allineata al porto di Lampedusa.

Orrore e Vergogna, sono d'accordo.  Ma anche queste frasi sono piene di ipocrisie. Perché siamo noi a spingerle sulle barche. Sono le guerre a cui noi vendiamo le armi, sono la sovrappopolazione in regioni povere perché non si ha il coraggio di adottare misure di controllo delle nascite, sono la miseria di un continente la cui ricchezza complessiva è minore di quella delle 31 più ricche persone del globo.

Perché siamo tutti bravi a commuoverci a chiedere l'intervento dell'Europa, la revisione dei trattati. Ma è come lo scoiattolo dell'era glaciale. Cerchiamo di tappare un buco dopo l'altro nella diga che si incrina. E se da un lato c'è la pietà umana per queste persone dall'altro ci sono le problematiche delle società multietniche e oramai multiculturali e gli enormi problemi dell'immigrazione.

No signori, non potete piangere. E non dite non è colpa mia! E' colpa nostra eccome, perchè con la scusa che non ci possiamo caricare i problemi del mondo guardiamo dall'altra parte. E se non arriva la nostra compassione e umanità, dovrebbe almeno giungere un pò di buon senso.

Se il tuo vicino è povero e non ha nulla da perdere, tu non potrai mai essere un ricco felice, perchè passerai tutta la vita sotto assedio. Che facciamo? Rinunciamo ad una parte del nostro benessere? Adesso forse abbiamo la scelta, tra qualche anno chissà.

Una volta J. F. Kennedy disse che la libertà è un bene indivisibile. Se solo una persona non è libera noi non siamo veramente liberi.Sottoscrivo.