sabato 11 gennaio 2014

L'amicizia sospetta

Ho visto un episodio della serie televisiva Sherlock. Un interessante esperimento di trasposizione dei romanzi di Conan Doyle ai giorni nostri.
Certo non ci sono le atmosfere dell'Inghilterra Vittoriana, sostituite da cellulari, smartphone e dalla vita caotica del XXI secolo. Però non è questo che mi ha colpito. C'è una differenza.
Non sottile, non piccola, non trascurabile.
Poco più di un anno fa sono andato a New York con un collega. Quando ci siamo presentati alla reception dell'albergo quel testone del portiere ci voleva dare una sola stanza, convinto che fossimo una coppia.

L'ho trovato insolito ma questo Sherlock mi ha fatto capire quanto conti poco l'amicizia tra uomini nel XXI secolo.

Nei romanzi originali Sherlock e Watson sono amici senza dubbio. Mai, in nessun momento, vi è un dubbio che tra loro vi sia qualcosa di più. Eppure nel telefilm vengono sovente scambiati per una coppia e in un certo qual modo allo spettatore rimane il dubbio che in futuro lo potrebbero diventare.

Trovo che ci sia un misto di ipocrisia e perbenismo in questo modo di fare. Da un lato gli omofobici e dall'altro i gay-friendly.

Walter Matthau e Jack Lemmon, Stanlio e Olio, Gianni e Pinotto, Cochi e Renato, Bramante e Raffaello, Dante e Cavalcanti, Massimo Troisi e Lello Arena, Pieraccioni e Ceccherini, Totò e Peppino, Fernadel e Gino Cervi (Don Camillo e Peppone), e chissà quanti ce ne sono che mi scordo adesso. Tutti gay? Suvvia...

Possibile che l'amicizia, un valore così fondamentale per la civiltà, sia così poco considerato? E' il sesso il senso della misura di tutte le cose? Non c'è niente altro nella zucca delle persone?

La grande differenza tra lo Sherlock Holmes originale e quello di oggi è la mancanza di dignità che viene attribuita all'amicizia.