venerdì 28 febbraio 2014

La lotta alla stupidità

A lungo c'è stata la lotta alla ricchezza. Poi, contrordine compagni! Non è la ricchezza che dobbiamo abbattere ma la povertà. Sacrosanto, ma neanche questa, che è tutt'ora in divenire, può nascondere l'ultima Thule delle battaglie: la guerra alla stupidità.

Tranquilli non sono un neomengeliano che vuole una razza pure di persone senzienti. Più modestamente mi accontenterei di un mondo nel quale ci sia un limite all'essere stupidi.

Pensandoci bene la stupidità deve comunque essere in regressione rispetto al medioevo. La maggiore alfabetizzazione, la possibilità di leggere un libro (sebbene da molti non sfruttata), di veicolare idee, ha sicuramente contributo ad elevarci dal livello del beota di un tempo.

Eppure oggi la stupidità non viene combattuta ma anzi viene utilizzata come instrumentum regni. Un bel lavaggio di testa, magari con la siringa della televisione, ed ecco che l'anestesia cerebrale è totale.

Vedere la stessa persona prendere per 4 volte ad ogni giro dei bagagli la stessa valigia e poi riporla là perchè non era la sua, come mi fa pensare? Che è stupido e si vede lontano un miglio. Tre ragazzi che uccidono un disgraziato negli USA solo perchè annoiati, una coppia che porta a morire assiderato il proprio figlio di 8 mesi a 3000 metri, un gruppo di sedicenti tifosi che non perde occasione per rivolgere epiteti razzisti ai giocatori di colore, esponenti politici che danno della scimmia ad un ministro della repubblica, sono solo dei piccoli esempi e forse neanche i più eclatanti. 

Call center della pubblica amministrazione: "guardi secondo me FORSE avete nel vostro database un errore nel mio numero di codice fiscale". Ascoltare? Giammai!
20 minuti dopo l'ineffabile impiegato scopre che nel database non c'è il mio codice fiscale!
D'altronde Bertrand Russel diceva giustamente che il problema è che gli stupidi sono strasicuri, mentre gli intelligenti sono pieni di dubbi. Qualcuno mi suggerisce: ma lo diceva con sicurezza?

Purtroppo per risolvere i grandi problemi di oggi non bastano gli imbonitori ma servirebbero persone competenti. Ma poichè si è fatta la guerra alla cultura, all'istruzione e all'intelligenza (accomunate ad una certa intellighenzia) oramai il valore non è più ammirato, al limite è invidiato.

"Il potere non corrompe gli uomini; e tuttavia se arrivano al potere gli sciocchi, corrompono il potere" diceva G.B. Shaw. 

venerdì 21 febbraio 2014

Le brioches di Maria Antonietta

In questi giorni l'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare si interroga sul proprio futuro. Dopo il bosone di Higgs, cosa ci riserva? Che si fa se da qui ad un paio di anni non si scoprono dei segni di una nuova fisica?

Sono domande importanti ma nel dibattito manca secondo me un ingrediente fondamentale. Dove prendi le risorse per continuare a fare la fisica delle particelle elementari?

Nella storia questo è stato sempre il campo d'elite. Sono gli studenti più brillanti venivano scelti per per queste ricerche. E ovviamente tutti dobbiamo molto a ciò che è stato fatto dai fisici delle particelle. C'è stato un tempo in cui la tecnologia veniva inventata per questi esperimenti. Lo stesso web su cui io scrivo adesso nasce al CERN di Ginevra. LHC è per me l'opera tecnologica più grandiosa mai realizzata dall'uomo.
Se a questo aggiungiamo che in passato la fisica delle particelle elementari ha anche avuto un ruolo strategico nel mondo bipolare capiamo perchè, non solo dunque per una ragione culturale, la società ha sempre finanziato largamente questo settore.

Eppure da qualche anno il vento è cambiato. Grandi laboratori hanno deciso di chiudere i loro acceleratori dedicati a questo scopo e di dedicarsi ad altra fisica.

La società vuole il suo ritorno. La maggior parte dei fondi europei del prossimo programma quadro per la ricerca sono destinati alle sfide del sociale e al progresso industriale.

La ricerca di base è fondamentale e non sono certo io a metterlo in dubbio. Ma bisogna riconoscere che oggi non si può dire che continuiamo a fare questa fisica per ridurre la barra di errore di una misura o trovare delle piccole correzioni al nostro modello del mondo. Non è pensabile avere grosse cifre per queste ricerche senza dare qualcosa indietro. Rischiamo di essere presi per dei filosofi, chiusi nelle loro stanze a parlare un linguaggio incomprensibile.

E cosa possiamo dare indietro alla società che ci finanza? Possiamo utilizzare l'enorme impianto di competenze che sono state sviluppate per questa fisica e metterlo a disposizione di altre applicazioni che non siano solo un esperimento di particelle. Per il capo biologico, medico, per i beni culturali, per la fisica dei materiali, per le applicazioni industriali giusto per fare qualche esempio.

E questo senza snaturarsi, senza destinare il 100% del nostro tempo a queste applicazioni, ma utilizzando le risorse che saremo stati in grado di raccogliere in questo modo per finanziare anche quella ricerca di base che oggi non riusciamo a far capire a chi non è un iniziato.

Se non lo si capisce ora, si è votati a morte certa. Forse non domani e nemmeno dopodomani, ma magari tra qualche anno. C'è chi considera queste posizioni blasfeme, in virtù di una ortodossia stabilita in uno statuto scritto 63 anni fa, quando non c'era la TV in italia, usciva nelle sale un americano a Parigi e H. Truman era alla Casa Bianca. Sarà cambiato qualcosa da allora?

Non vederlo è come essere Maria Antonietta che pensa di offrire brioche al popolo affamato.