giovedì 18 settembre 2014

C'era una volta la scienza



Sono di ritorno da una conferenza e non posso non notare come la mia idea di scienza, che non voglio dire debba essere il paradigma a cui tutti si uniformino ma almeno penso non sia troppo esotica, si allontana sempre di più dalla realtà.

Una volta questa conferenza era un workshop, il che vuol dire che non si andava là a fare spettacolo, ma per discutere veramente. Dopo tre presentazioni c'erano 30 minuti di domande ai tre relatori. Era un modo per squadernare un argomento, perchè si voleva realmente capire. Non c'era particolare cattiveria nelle questioni poste e ne' chi parlava le interpretava così.

Adesso invece si fa una domanda massima due. C'è un politically correct per cui le questioni spinose si trattano a quattro occhi. Alla fine non vi è più quello scambio franco di informazioni ma è solo una passerella dei vari laboratori. Eh sì perchè chi parla viene sempre scelto in base ad un manuale Cencelli della ricerca, tanti di Desy, tanti di Slac, etc etc.

Ma questa è sola la punta dell'iceberg. Pubblicare è tutto oggi per raccogliere finanziamenti. Ed ancora di più è avere i propri articoli citati da altri. Aumenta il famigerato h-index, croce e delizia di chi pubblica. E allora ecco un mostruoso conflitto di interessi. Mi arriva un articolo da referare, ovvero devo decidere se vale la pena pubblicarlo o no. Ma attenzione, nell'articolo ci sono dei riferimenti ai miei articoli. Come mi regolo? Se non passa non danneggio solo l'autore, ma anche me stesso perchè non avrò conteggiate quelle citazioni. D'altronde se passa danneggio la scienza. A nessuno viene in mente che così il sistema è autoreferenziale? Basta mettere abbastanza referenze e voilà chi ha il coraggio di bocciarlo?

Insomma oggi la scienza si avvicina sempre di più alla società, pur di fare cassa si fa di tutto. Già si falsificano molti articoli e dati, sopratutto in oriente, cosa succederà in futuro? Se le risorse continueranno a scendere la concorrenza sarà sempre più agguerrita e non sempre leale.

Il problema non si risolverà finchè i nostri governanti non capiranno la differenza tra un costo e un investimento.  

mercoledì 10 settembre 2014

Il Far West

Sin da piccolo ho avuto una certa passione per il Far West, un mondo così lontano, una frontiera. Ovviamente a questo hanno contribuito i film del genere, dove la visione manichea della storia divideva in buoni e cattivi, e i nativi indiani finivano sempre in questa categoria. Ci ho messo un pò per capire il valore del grigio.

Ma anche dopo tantissimi film sono stati ambientati in questa area, da Indiana Jones, a Thelma e Louise, da Scappo dalla città a Ritorno al futuro. Tutte pellicole che hanno drogato il mio inconscio.

La Monument valley è forse il posto più spirituale che abbia visitato. Sarà stata la guida Navajo che dorme ancora per terra, la giornata brutta, l'ora mattutina, ma la solitudine e l'ampiezza di quei luoghi mi hanno molto colpito.

E' il posto dove si sente con vigore l'estrema piccolezza della persona, quasi la sua inutilità, davanti a tali enormi monumenti della natura. E' il luogo dove la fantasia plasma le rocce come le nuvole permettendo di vedere troni e re, draghi e aquile.

Proseguendo verso lo Utah e percorrendo il corso del fiume Colorado si dispiega una moltitudine di scenari spettacolari. Le rocce rosse accese, profondamente erose o frantumate, il fiume dal colore talvolta rosso, ora calmo ora turbolento, disegnano uno degli scenari più belli che abbia mai visto. E capisco che questo viaggio non è solo un viaggio nello spazio del West americano ma anche nel tempo. E' un viaggio che mi riporta a questi posti mai visti eppure così familiari nel mio immaginario. E ai tempi in cui si sono formati i ricordi.

Non immaginavo di ritrovare qua tra le rocce del West la mia fanciullezza.