Ci sono poche cose che danno il senso della epicità come il
fare un pezzetto di storia.
Poco più di un anno fa si era cominciato a parlare di fare
una conferenza a Cuba. E nonostante le difficoltà oggettive di questa scelta,
due miei colleghi si erano dedicati con passione a questo obiettivo. Devo dire
che la cosa principale è stato il fatto che loro hanno visto una opportunità
dove gli altri vedevano solo problemi. Trovo questa cosa molto vicina alla mia
idea di fanciullo di scienziato.
Avere trovato come controparte cubana il nipote di Fidel,
suo omonimo, che è un fisico, ha aiutato molto.
E così nella settimana che ha visto arrivare Obama prima e i
Rolling Stones poi, anche un centinaio di fisici di molte e diverse nazionalità
sono sbarcati sull’isola per quella che per quanto ne so è la prima conferenza
sponsorizzata da una università americana. E che ha avuto anche
l’endorsement dell’UNESCO.
L’emozione è stata grandissima sin dall’apertura introdotta
da un piccolo concerto. Ed è continuata negli eventi sociali dove siamo stati
portati ad apprezzare i migliori prodotti dell’isola: rum, tabacco e salsa.
Avere alla cena sociale i Buena Vista Social Club, o
pranzare all’ Havana Club, beh non è da tutti i giorni.
Ma a parte il contorno
assolutamente strano per una conferenza la parte migliore secondo me è il ruolo
che la scienza può e deve giocare in certi contesti.
Si è parlato molto di costruire un piccolo acceleratore di
particelle, soprattutto per produrre raggi X per scopi di ricerca. Una macchina
simile manca il tutto il centro america. E chissà se un giorno si potrà fare.
Ma quello che trovo bellissimo è che si siano parlati mondi
e scienziati che non si erano mai conosciuti, addirittura c’è stata la prima
videoconferenza con gli stati uniti.
C’è un acceleratore in Giordania che si chiama Sesame, una
collaborazione tra i giordani, i palestinesi, gli israeliani, gli iraniani e
qualche altro statarello dell’area. Sì ci sono dei nemici storici che lavorano
insieme.
Ecco ho sempre pensato che gli scienziati debbano costruire
i ponti. I politici purtroppo sanno solo tirare su i muri.
Ci siamo lasciati nella speranza che il seme che abbiamo
gettato possa germogliare e in futuro si possa ripensare a questi giorni come
quelli che hanno segnato la nascita di una prima grande infrastruttura di
ricerca nell’isola, infrastruttura ovviamente aperta e libera, internazionale.
Perché come diceva Céchov la scienza non ha confini. Se è
scienza di stato non è scienza.
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