mercoledì 18 gennaio 2017

L'audacia della speranza

E' il titolo di uno dei più bei libri che abbia mai letto, un testo pieno di ispirazione, gonfio di ideali, ricco di sostanza però.

E' arrivata l'ultima conferenza della presidenza Obama. Gli storici lo sanno, non si danno mai giudizi al presente. Sono i posteri a decidere o meno il successo di uno statista. Però è innegabile che l'America stia meglio di otto anni fa, che abbia compiuto dei significativi progressi nel campo dei diritti civili e ambientali, fatto la pace con alcuni storici avversari. Poi come diceva Guareschi l'uomo propone e Dio dispone.

Ad ogni modo l'eredità più intensa che mi lascia Obama è la speranza. Quella che permea il suo libro e il suo operato e che ha sempre cercato di infonderci. Non una vana aspettativa che il domani sia meglio, ma la determinazione che se noi facciamo del nostro meglio, se tutti noi ci proviamo, se il nostro esempio serve per ispirare l'agire degli altri, alla fine di ogni giornata il confine si sarà spostato un po' più in là.

E' quello che ha detto nel suo messaggio addio: non vi piace come sono fatte le cose? Rimboccatevi le maniche per cambiarle e attivatevi. E se non trovate un candidato adatto, correte voi per una carica.

Ricorderò tante cose di questi anni:  dalle primarie in Iowa alla notte a Chicago della sua elezione, dalla firma dell'Obamacare, ai discorsi sullo stato dell'Unione e sul ruolo degli insegnanti nella società, da quanto disse dopo la sparatoria in cui fu ferita gravemente la Gifford al suo incredibile discorso alla strage di Newton, dalla firma sull'accordo del clima, al suo viaggio a Cuba e ne ho tanti altri bellissimi. Tutti discorsi che cercano di renderci la migliore copia di noi stessi, come disse una volta. Mai offensivi verso qualcuno ma rivolti a scuoterci, a cercare di tirare fuori il meglio da ognuno.

E dunque ero triste e sconsolato a pensare a Trump alla casa bianca, un razzista, sessista e ignorante.

Ma alla fine della sua conferenza Obama ha avuto una parola per tutti noi, nel messaggio che ha dato alle sue figlie deluse dall'elezione di Trump: la fine del mondo arriva solo quando arriva la fine del mondo. Ci sono più uomini buoni che cattivi al mondo.

Spesso lo scordiamo. E ci scordiamo dell'importanza di avere dei sogni, e che le persone possano coltivarli indipendentemente da dove vengano e dai genitori dai quali sono nate. Perché è più importante dove si va che da dove si viene.

Grazie di averci dato il tuo esempio Barack Hussein Obama!





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