domenica 19 marzo 2017

I sogni non sono illusioni e la passione non è tifo

Recentemente ho assistito ad un bel seminario di Gerard Morou, un fisico molto famoso, sopratutto per avere inventato i laser di alta potenza. Si parlava del futuro, da parte di una persona che è già oltre i 70.
Mentre Morou faceva vedere le sue idee, un mio collega mi ha fatto osservare come è incredibile che oggi i sognatori siano le persone anziane, e i giovani invece siano molto pragmatici.
Sono totalmente d'accordo. A forza di crediti scolastici, di parametri di Maastricht, di mediane ministeriali, abbiamo completamente raso al suolo i sogni e la fantasia.

Guardiamoci intorno e scopriamo che formiamo cloni non persone. Abbiamo un modello e su quello facciamo le fotocopie. Tutto ciò che non è in media è scartato. Ma come diceva Sabin, il progresso è opera dei pazzi.

Il problema è che per allevare dei sognatori ci vorrebbero dei mentori. Ma oggi abbiamo completamente sterilizzato questa categoria, perchè abbiamo tolto ogni credibilità a chi educa, sia un professore o un allenatore sportivo.

Se il figliolo prende 4 la colpa non è dello studente svogliato, ma del professore incompetente. Se l'allenatore non fa giocare il ragazzo è un incapace, e siamo pronti pure a minacciarlo e ad azzuffarci con i genitori degli altri. Perchè al sogno si è sostituito il tifo. I genitori sono tifosi dei figli, non mentori. Non è che gli vogliano meno bene se li rimproverano. Al contrario, li farebbero crescere, imparando che si migliora solo applicandosi e che nessuno nasce imparato.

Ma forse è troppo pesante riconoscere che quel 4 non è solo un quattro al ragazzo ma è un 4 anche al genitore, che avrebbe come dovere quello di sorvegliare l'educazione del figlio. Ma certo, è più facile rincoglionirlo avendolo parcheggiato sin da piccolo davanti alla TV, comprandogli subito lo smartphone e la playstation, che spendere tempo insieme e aiutarlo a crescere.

E la ragione è che il mondo è fatto di egoisti e egoismi. A cominciare dai genitori.  Questa dimensione atomica dell'egoismo trova poi la sua manifestazione più intensa nell'urna elettorale. Cancellata la possibilità di avere dei sogni, perchè anche se ci fossero stati adesso sono spariti sommersi dalla frustrazione e dalle scadenze della quotidianità, ci vendichiamo nella cabina.

Votiamo qualcuno per ripicca contro un altro. Perchè abbiamo maturato l'incrollabile certezza che stiamo come stiamo per colpa di altri. E' sempre colpa di un terzo. Noi invece siamo delle verginelle.

E così votiamo chi ci garantisce che ci vendicherà. Il quale non vende sogni, al più illusioni, non ha una idea di un mondo migliore, non immagina un modello diverso e più efficiente di società, non sa nulla di come renderci più felici, più realizzati, più umani.

No, vende paure un tanto al chilo. Paura degli altri, degli stranieri, dei vaccini, dei cibi, dei motori degli aerei, dell'unione europea, in una visione divisiva del mondo, in cui si considerano le varie parti come esseri a se stanti e non interagenti.  E' come studiare medicina pensando che il cuore non scambi nulla con i polmoni e il fegato. Quale paziente vorreste curare in questo modo?

E se qualcuno osserva che questi seminatori di odio, quegli stessi poi che di norma creano le bufale web, non sono forse dei novelli Messia, ma ricordano invece un certo Lucifero, le reazioni sono violente. Non c'è dialogo, sei un coglione punto.

C'è il voi. Voi avete distrutto questo, voi avete salvato Minzolini, voi, voi, voi. Ma voi chi? Noi forse.
Mai avuto una tessera di partito. Cambiato voto più volte. Se qualcuno ha eletto dei senatori che salvano un delinquente, gli elettori sono parte lesa. Non sono complici. Se riponiamo la fiducia in qualcuno e questo la tradisce i primi ad essere incazzati siamo noi.

A meno che non abbiamo sostituito la passione civile con il tifo.

Il caso di Roma è emblematico. Il romano è la peggiore specie di cittadino che esista. E' parassita per tradizione storica, è indisciplinato, è sporco e menefreghista. Parcheggia dovunque ma quando non cammina per una macchina messa male impreca che non ci siano i vigili a portare via quell'auto, di un altro si intende. Svuota il portacenere per strada e poi inveisce contro la sporcizia.

Questa verginella arriva ad eleggere un sindaco burattino, una senza arte ne parte, senza nessuna particolare abilità. Solo perchè è stata incartata meglio e forse perchè non aveva proprio una alternativa credibile.  E cosa ne ricava? Che le cose peggiorano ancora se possibile.

Ma invece di scommettere su questa persona, su questo movimento, invece di fare come farebbe un genitore responsabile quando il pargolo porta un 4 a casa, ovvero pungolare, criticare, esigere che le cose si facciano in modo diverso, no lui no. Attacca solo gli altri. Non sostiene un movimento, lo tifa. E commette gli stessi errori che fa uno quando, vincendo per una concessione arbitrale, immagina di averlo meritato.

E' questa visione atomica della società, questo egoismo diffuso, radicato perfino nella famiglia, la mancanza di amore per il prossimo, la visione ristretta e focalizzata su un punto (come avere la sciatica e non capire che la ragione è a monte e non nel punto dove si manifesta il dolore), l'illusione che ci siano risposte facili a problemi difficili, questa ricerca di chi, senza avere preparazione, senza studio, senza nemmeno quella forza spirituale, quel coacervo di carisma e rispettabilità, possa sbrogliare la matassa che noi abbiamo ingarbugliato, tutto questo è la morte della società.

E' il de profundis dell'idea che l'architrave del progresso sia la ricerca del bello, del buono, che il sogno sia la spinta propulsiva della società.

Finchè non capiremo che siamo vasi comunicanti e che se togliamo l'acqua a qualcuno questa mancherà a tutti, e finchè cercheremo qualcuno che abbia tutte le risposte senza interrogarci noi stessi non ci schioderemo mai dal fondo del pozzo.







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